Sidecar Forum

Votes taken by Sidecarural

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    CITAZIONE (Cariatide01 @ 13/10/2023, 05:17) 
    Bello, bravi!

    Grazie Marco, un altro dei meriti dell'Ural è che cementa amicizie!

    Un abbraccio
    L.
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    Oggi collaudo vero, fatti chilometri con Uralia dopo trapianto di trasmissione: la moto va che è un piacere, niente più ululati sospetti, dolce come una crema, possente come un trattore, infaticabile come un mulo albanese.

    :) :b: :) :b:
  3. .
    La moto va liscia come l’olio!!!! Per ora ho fatto solo il giro dell’isolato… devo regolare il freno posteriore, ma il resto è ok!
    Un lavoraccio, ma sono orgoglioso di averlo fatto!
    Grazie a tutti - e a Durf in particolare - per il sostegno…

    L.
  4. .
    Quest’anno – dopo la forzata interruzione da Covid – il nostro piccolo gruppetto ha ripreso la tradizione del giro in sidecar in compagnia. Tre Ural, la Honda Bol d’Or sidecarizzata degli amici tedeschi, un due ruote a completare il gruppetto. Destinazione già definita da tempo: l’appennino tosco-emiliano, scelto ben prima delle disastrose alluvioni con conseguenti frane e smottamenti.
    Non ci facciamo intimidire e partiamo lo stesso, fidando nella nostra buona stella. Così maciniamo chilometri e affrontiamo millantamila curve, inerpicandoci per stradine di montagna una più bella e scenografica dell’altra e raggiungendo borghi solitari e antiche pievi nei boschi. Ogni tanto incontriamo il segnale di ‘strada chiusa per frane’, ma proseguiamo impavidi, contando che si tratti solo di avvertimenti generici, e che le strade siano già state liberate da terra e fango… così è, in effetti, nella maggior parte dei casi.

    Sino all’altro giorno.

    Imbocchiamo la solita stradicciola, che subito mostra i segni di danneggiamenti più gravi e recenti del solito, e soprattutto il cartello di ‘strada chiusa’. Dopo un breve conciliabolo, decidiamo di procedere lo stesso, contando sulla nostra buona sorte.

    Un paio di chilometri su strada sdrucciolevole e fangosa, ed una prima grossa frana di blocca il passo. E’ venuto giù un pezzo di montagna, inclusi prati ed alberi. La carreggiata non c’è più, ma sulla destra – in vista dello strapiombo – si intravede una specie di traccia battuta, proprio sul bordo del baratro.
    Azzardiamo, e – uno dopo l’altro – riusciamo a passare con i nostri sidecar, lasciando lo strapiombo bene a destra e tenendoci ben stretti alla frana, sulla sinistra. Con qualche batticuore, passiamo tutti.

    Ma il bello deve ancora venire: dopo poche centinaia di metri, la strada sparisce sotto un vero e proprio lago di fango. Carlo, che guida la colonna, tenta il tutto per tutto, e ci si butta dentro in velocità, ma la sua Ural – nonostante la doppia trazione – finisce impantanata in un mare di melma, alto una trentina di centimetri, con la consistenza della Nutella. Il sidecar è lì, bloccato. Di avvicinarsi a piedi non se ne parla neanche, si finisce dentro alla mota fino al polpaccio. Qualcuno tira fuori una provvidenziale fune, e si tenta il traino con muscoli umani: invano, la Ural è ormai bloccata nel fango viscido e colloso, e nonostante i nostri virili sforzi non si muove di un centimetro. Decidiamo quindi un traino motorizzato: agganciamo la Ural di Carlo alla mia con il cavo, e cerchiamo di tirarla fuori.

    L’impresa non è semplice, la mia cara Uralia ce la mette tutta, la gomma slitta, fuma, puzza e schizza fango dappertutto, e finalmente poco a poco il side di Carlo emerge dal paciugo, inzaccherato di fango fino ai cilindri. Siamo sollevati, e naturalmente decidiamo di tornare indietro… ma prima dovremo passare oltre la prima frana, e questa volta il guidatore col peso della moto sarà dalla parte dello strapiombo… cerchiamo di preparare un po’ la pista con le pale e le zappe di bordo, e poi, - uno ad uno – ci proviamo.

    Non è impresa facile, il peso della moto col guidatore ci trascina inesorabilmente verso l’abisso, il fango è viscidissimo, un paio di noi se la vedono un po’ brutta e solo il motore sparato a palla, e la forza di mille braccia riescono a portare tutte le moto dall’altra parte della frana.

    Siamo tutti sani e salvi: noi sporchi di terra e mota come minatori mongoli, le moto sono mostri infangati sino nelle parti più intime, per chilometri continueremo a schizzare in giro tocchi di melma e zolle di terra, ma questa avventura resterà negli annali!!! E le Ural si confermano rudi ma formidabili mezzi meccanici.

    Edited by Sidecarural - 6/6/2023, 07:23
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    CITAZIONE (rededer @ 3/5/2023, 18:22) 
    Ciao a tutti ripiombo dopo un anno e mezzo di latenza per chiedere: nel caso di acquisto (dopo vendita di rene e altri organi) in terre lontane chi esegue i tagliandi autorizzati ed in garanzia in zona milano? Ricordo che Durf aveva iniziato un'attività....
    Grazie

    In zona Milano oggi - che io sappia - non c'è nessun meccanico autorizzato. Il mitico Vicentini (costoso come un primario di chirurgia, ma bravo) è vicino ad Asiago... non proprio una passeggiatina. C'era ICP, in quel di Asti, con un bel magazzino ricambi, ma non risulta più tra i concessionari citati dalla casa madre, quindi forse è uscito dal giro????

    C'è di buono che l'Ural si smonta e si rimonta con gli attrezzi in dotazione... è un motore semplice, accessibile. Tutta la manutenzione si può fare in garage, basta un po' di manualità. Questo, almeno per le versioni a carburatore. Con l'iniezione elettronica, non so.... La mia Uralia non vede un meccanico da quando l'ho comperata, dopo una messa a punto post-vendita da Vicentini....
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    CITAZIONE (Cariatide01 @ 28/4/2023, 23:40) 
    Pensi di venire al Grsuc?

    Caro Marco, in quelle date mi sarà difficile, ma farò il possibile per esserci magari solo per mezza giornata... mi farebbe piacere rivederti dopo parecchio tempo!!! Un abbraccio Luciano
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    ...io infatti i tornanti a destra, in discesa, li faccio a passo d'uomo. Comunque il trucco è anche quello di non spaventarsi se il carrozzino si alleggerisce, e si alza un po'. Se c'è su il passeggero, è cosa rara ma è bene sapere qual'è la 'sensazione', per non prendersi uno spavento. Quindi, almeno una volta, il carrozzino va fatto 'volare', in condizioni di sicurezza ovviamente (parcheggio).
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    Bene, buona idea!

    Spero che la mia Uralia continui a funzionare bene e a darmi grandi soddisfazioni, ma è bello sapere che, in caso di necessità, qualcuno potrebbe prendersi cura di lei nel milanese....
    .... anche perché, visti i prezzi delle Ural nuove, è bene che le nostre vecchiette restino sulla strada ancora per un bel po’ di tempo!

    In bocca al lupo per questa vostra iniziativa.
    L.
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    Amici,

    quest’anno, causa virus, è saltata la tradizionale sgroppata in compagnia del nostro affiatato gruppetto di Uralisti. Ci siamo quindi organizzati da soli per una breve vacanza di val Badia, Alto Adige. Qui sotto un sintetico resoconto.

    Innanzitutto, i preparativi pre-partenza. Non sono molto rigoroso nel cambio dell’olio motore e relativo filtro. È un lavoretto semplice, ma assai sporchevole. Ogni volta, finisco per inzaccherare il box, e trovo attrezzi ed altro viscidi d’olio dopo settimane. Quindi, controllo regolarmente il livello, ma effettuo raramente la sostituzione. Questa volta mi sono deciso, anche perché l’olio aveva ormai sulle spalle almeno 10.000 km, se non di più. Ed ho fatto bene a sostituirlo! Pochissima limatura sul tappo magnetico, ma parecchia – impalpabile, ma chiaramente visibile – nell’olio, che presentava un curioso ed un po’ inquietante color ‘nero metallizzato’. Sostituito quindi olio, filtro, e olio della coppia conica (quest’ultimo, bello pulito). Ho anche lubrificato con WD40 il giunto cardanico, mentre non me la sono sentita di sfilare il millerighe per ingrassarlo… temevo qualche complicazione nel rimontaggio (lavorando da solo, il millerighe va sostanzialmente infilato ‘alla cieca’…) a ridosso della partenza, e quindi ho, per ora, lasciato perdere (però ho sparacchiato abbondante WD40 nella zona del millerighe, così per scaramanzia).

    Da Milano alla val Badia sono circa 400 km, evitando autostrade. Decidiamo di dividerli in due tappe all’andata, e di fare un tappone unico al ritorno. Andata via Lecco, lungolago, Valtellina, passo del Tonale con sosta notturna a Ossana, sul versante trentino (220km). Il giorno dopo (sotto pioggia torrenziale, freddo, nebbia perfino!) passo della Mendola, Bolzano, valle dell’Isarco, val Pusteria, passo Furcia, val Badia (circa 200 km).

    Uralia si è comportata benissimo nei trasferimenti, anche in condizioni ambientali proibitive. I pneumatici tassellati Haidenau k67 sono forse un po’ rumorosi, ma hanno un grip soddisfacente anche sotto pioggia a secchiate.

    Nei giorni successivi, partendo da S. Martino in Val Badia, bellissime escursioni in val Badia, in val Pusteria e nelle valli secondarie e panoramicissime. Al top le gite al lago di Braies, al lago Neves e al lago Anterselva, ed al bellissimo Passo delle Erbe. Uralia macina i passi alpini come non avesse fatto altro in vita sua, regge spesso la terza senza sforzo, in seconda si arrampica ovunque, la prima è stata usata solo per superare pendenze da capogiro sulla strada per il lago Neves.

    Partenze sempre istantanee al mattino, anche con temperature attorno ai 6-8°C (qualche riflessione sull’opportunità di una revisione del motorino di avviamento sarà oggetto di un post ad hoc). Cambio così-così, nonostante il tentativo di regolazione fine, le grattate sono quasi inevitabili, a meno di cambiare a bassa velocità… pazienza!

    Il viaggio di ritorno è stato lungo (circa 390 km), ma fattibile partendo presto al mattino, e programmando una salutare sosta per pranzo (a Sommacampagna, ottimo pranzo alla trattoria “al Ponte”, da raccomandare!). Uralia ha avuto un momento di incertezza a Bolzano, presto risolto (centralina? Post ad hoc), ma nel complesso si è comportata benissimo, confermandosi una grande viaggiatrice ed un mezzo insuperabile per un turismo ‘lento pede’. Certo, il suo tallone d’Achille sono i trasferimenti: le autostrade è meglio lasciarle perdere, e la media vera lungo statali e provinciali non supera i 50-60 km/h. Ovviamente, la velocità di crociera è più alta (io tengo i 70 circa, con punte sugli 80), ma alla fine – dividendo i km percorsi per le ore necessarie a percorrerli - si finisce sempre inevitabilmente attorno ai 50-60 effettivi (soste benzina comprese).

    Quanto ai consumi, per percorrere i 1350 km della vacanza in Alto Adige Uralia si è bevuta un litro di benzina ogni 17.5 km, circa. Non male, considerando il su-e-giù dai passi dolomitici.

    E da non trascurare la capacità di carico… al ritorno, oltre al normale bagaglio da escursione in montagna, Uralia era carica di speck, succo di mele, marmellate varie, formaggi vaccini e caprini, wurstel, salsicce, vino di Caldaro, shuttelbrot, sciroppo di sambuco e di menta di montagna, brezel, succo di rabarbaro, pesche del contadino, albicocche e prugne mature, due chili di patate novelle, mezza anguria, due meloni del lago di Garda… :)

    Luciano
  10. .
    Guarda, la mia 750 ha appena compiuto i 37mila chilometri e quest’anno compirà i 18 anni.
    Non solo non ho mai dovuto “rifare il motore”, ma non ho mai dovuto neanche registrare le valvole! La moto va che è un piacere, parte al primo colpo, tira su per i tornanti con coppia vigorosa, macina (lentamente) kilometri in pianura con un filo di gas......
    Ovviamente, cambio regolarmente l’olio ed il filtro, ho smontato e pulito i carburatori due o tre volte, ingrasso quel che c’e’ da ingrassare compreso il millerighe dell’albero di trasmissione, insomma le dedico qualche attenzione nel tempo libero.
    Io chiederei al proprietario della moto in vendita perché ha dovuto “rifare il motore” e adesso la vende....
  11. .
    Ho comperato la mia prima Ural nel 1994. Era un 650, ovviamente.

    Moto affascinante, ma ne aveva sempre una. Mi ha sempre riportato a casa, mai usato un carro attrezzi, ma ho grippato il motore una mezza dozzina di volte, l'impianto elettrico era più adatto ad una lavastoviglie che ad una moto, la coppia conica posteriore si è mangiata come fosse fatta di formaggio.... insomma, una disperazione.

    Così appena è uscito il 750, nel 2001, l'ho subito comperato. Un'altra vita! risolto il problema di gioventù della centralina e dell'alternatore, la moto è sempre andata benissimo. E considera che - come detto - la mia 750 è stata una delle prime, e la qualità è ulteriormente migliorata con gli anni.

    Quindi concordo con chi ha consigliato di aspettare l'occasione giusta e trovare una 750!
  12. .
    Amici,

    sono appena rientrato da un bellissimo giro in Ural in Foresta Nera: 1700 km circa, digeriti in una decina di giorni. La mia “Uralia” (750 del 2001) si è confermata il mezzo ideale per queste sgroppate: grande confort per pilota e passeggero, spazio in abbondanza per bagagli e generi di conforto, piacere di guida ineguagliabile (ovviamente non in autostrada - da limitarsi a casi eccezionali - ma lungo le scenografiche provinciali ricche di curve, senza escludere strade bianche e fuoristrada leggero, nonché passi alpini da percorrere con lentezza, ma godendo di panorami memorabili).

    Lodata come si merita la Ural, vi dirò di come ho rimediato - con un intervento di pochi minuti - ad un piccolo fastidioso inconveniente. Allora, da qualche chilometro notavo che il motore di Uralia faticava un po’, in particolare a bassa velocità e con un filo di gas. Appena acceleravo il motore cantava vivace, ma a bassi regimi non mi piaceva, era come affaticato ed irregolare.

    A poco a poco, mi sono convinto che si trattasse semplicemente di uno sbilanciamento dei carburatori, ed ho fatto la seguente prova (serve un assistente): a motore fermo, ho appoggiato le dita di ciascuna mano sul piattello che - comandato dal cavo dell’acceleratore - comanda l’apertura della ghigliottina sui due carburatori Keihin. Poi ho chiesto al mio assistente (nel caso specifico, mia moglie) di azionare - lentamente - la manopola del gas, concentrandomi ad occhi socchiusi sulle sensazioni dei miei polpastrelli.... Ho subito constatato che uno dei due piattelli iniziava a muoversi ben prima dell’altro, quindi il carburatore di sinistra iniziava a ‘tirare’ da solo, e quello di destra interveniva solo in un secondo momento…. La riparazione è stata semplicissima: è stato sufficiente girare in senso antiorario di un paio di giri la vite di registro del cavo sul carburatore destro, e bloccare il tutto con il controdato. Una verifica con l’aiuto dell’assistente alla manopola ha consentito di verificare - con i sensibili polpastrelli - che ora i due piattelli si muovevano all’unisono.

    Messo in moto, il motore ha ringraziato con una spinta possente, regolare, allegra. Tempo dell’intervento…. Sì e no tre minuti. Risultato eccellente.

    Certo, ci sono metodi più raffinati per mettere in sincrono i carburatori…. Ma il mio metodo dei polpastrelli, a bordo strada, ha funzionato alla grande!
12 replies since 23/10/2012
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